Per una legge di bilancio che sostenga la centralità del sistema di istruzione eformazione valorizzando il lavoro di tutto il personale

La legge di Bilancio per il 2026 è al vaglio delle Camere che ne stanno esaminando i contenuti con la possibilità, che consideriamo una necessità ineludibile, di introdurre correttivi e miglioramenti attraverso un’opportuna azione emendativa.
L’Istruzione appare, ancora una volta, un tema su cui non si pone la dovuta attenzione, se non per finalità di contenimento della spesa, a prescindere da un’attenta valutazione sulle ricadute che politiche di mero risparmio possono avere sull’efficacia delle azioni richieste al sistema scolastico per garantire a tutte e a tutti l’esercizio del diritto allo studio.
Questa considerazione vale, ad esempio, per le misure volte a contenere i costi per le supplenze brevi. Al di là di quanto può fa supporre la loro definizione, si tratta di supplenze che possono in molti casi protrarsi per l’intero anno scolastico, con grave compromissione del regolare svolgimento dell’attività didattica cui gli alunni hanno diritto.
Sugli organici, peraltro, già abbiamo assistito a una contrazione di 6 mila posti per il personale docente e di 2 mila posti per il personale ATA, che vanno in direzione opposta
all’esigenza delle scuole di disporre di un organico aggiuntivo, esigenza accolta dal
Legislatore negli ultimi dieci anni.
Non sembra tenuto in alcun conto l’impegno profuso dal personale scolastico, grazie al quale si sono registrati, come emerge dalle ultime rilevazioni Invalsi, significativi miglioramenti negli indicatori di efficacia del sistema, con un calo della dispersione scolastica al 10,2%, fissata dal PNRR come obiettivo da conseguire entro il 2026. Ancora più incoraggiante, secondo le stime Invalsi, la prospettiva di ridurre entro il 2030 al 9% anche il tasso di abbandono scolastico precoce, target europeo che ora appare pienamente alla portata del Paese.
A questo dato indubbiamente positivo fa tuttavia riscontro, inevitabilmente, un incremento di complessità del sistema, legato al fatto che rimane nella scuola una quota più elevata di soggetti con problematicità educative più o meno accentuate. È dunque indispensabile che le istituzioni scolastiche dispongano di risorse e possano contare su condizioni organizzative che facilitino una personalizzazione dei processi di insegnamento e apprendimento, se si vuole che siano in grado di accompagnare attraverso efficaci azioni di orientamento il successo formativo di tutti. Sono queste ragioni a evidenziare la miopia di scelte caratterizzate prevalentemente, se non esclusivamente, da logiche di contenimento della spesa.
Valorizzare il sistema scolastico e formativo richiede, come condizione necessaria, l’impegno a valorizzare il lavoro di tutto il personale – che del sistema costituisce la risorsa fondamentale. Manca invece, nel disegno di legge, un significativo stanziamento per incrementare in modo significativo, in occasione del rinnovo contrattuale 2025/2027, le retribuzioni del personale scolastico, tra le più penalizzate nell’ambito delle diverse categorie dei dipendenti dello Stato, per non parlare del divario esistente rispetto alle retribuzioni riscontrabili in ambito internazionale: una condizione di svantaggio ampiamente riconosciuta da tutte le forze politiche, senza tuttavia una corrispondente e conseguente
azione di investimento, indispensabile per porre concreto rimedio alla situazione esistente,
a parole descritta da tutti come inaccettabile.
Nel disegno di legge di bilancio in esame in Parlamento, mentre uno stanziamento specifico è previsto per aumentare lo stipendio a seguito della firma del contratto dei dipendenti delle funzioni locali, ad esempio, non c’è nulla per il personale della scuola.
Abbiamo appena sottoscritto il rinnovo del contratto 2022/2024 e lo abbiamo fatto nella convinzione che la contrattazione sia, per il sindacato, lo strumento più efficace per tutelare le condizioni economiche e normative di lavoratrici e lavoratori.
Lo abbiamo sottoscritto nonostante non si possa considerare concluso, con questo solo rinnovo, il percorso verso un più giusto riconoscimento retributivo per tutto il personale, un percorso al quale vogliamo sia data continuità con l’immediato avvio del negoziato per il triennio successivo.
Ricondurre i tempi della contrattazione a una piena rispondenza col triennio di riferimento dei contratti nazionali, ponendo fine alla consuetudine di rinnovi che avvengono ben oltre la
scadenza del triennio stesso, è una condizione indispensabile anche per tutelare più efficacemente il potere d’acquisto delle retribuzioni, a fronte di un andamento inflattivo che risente del picco determinato negli scorsi anni dall’esplodere di gravi crisi a livello internazionale. Sull’incidenza del ritardato rinnovo dei contratti sul valore delle retribuzioni percepite si sono espressi di recente anche autorevoli osservatori dei processi economici e
politici: per le nostre organizzazioni, giungere quanto prima a un positivo rinnovo del CCNL
2025/27 è dunque una priorità assoluta dopo aver concluso, con quasi un anno di ritardo
sulla scadenza, in rinnovo del triennio precedente. Ma ci aspettiamo una risposta urgente
del Parlamento sulla valorizzazione dello specifico lavoro svolto dal personale scolastico per
la crescita del Paese.
Al rinnovo del CCNL 2022/24 ha certamente contribuito la decisione, assunta in sede di conversione del decreto-legge sugli esami di Stato, di rendere disponibili per la contrattazione ulteriori risorse per un importo di circa 240 milioni di euro: si trattava tuttavia, ed è importante sottolinearlo, non di risorse investite ex novo, ma di risparmi di settore, non aventi carattere strutturale. Nell’ottica di superare ogni discriminazione del
trattamento economico e normativo a danno del personale precario, abbiamo sottoscritto recentemente l’intesa che estende anche a tale personale l’assicurazione sanitaria integrativa. Analogamente occorre incrementare il finanziamento della card docenti affinché sia possibile mantenere invariato l’attuale importo pro capite di 500 euro annui anche
estendendo il beneficio al personale con contratto a tempo determinato. Occorre inoltre che sia resa concretamente attuabile quanto contenuto nel parere della 7° Commissione del
Senato sul provvedimento in esame, relativamente al riconoscimento dei buoni pasto a
tutto il personale scolastico.
Vi è urgente necessità di uno stanziamento di risorse realmente aggiuntive, finalizzate in modo specifico al rilancio di una politica di forte investimento sul sistema di istruzione e formazione, che contempli anche una significativa rivalutazione del lavoro di tutto il personale, nella direzione già richiamata di un riallineamento ai livelli stipendiali di altri settori della pubblica amministrazione, e più in generale a quelli esistenti nella maggior parte degli altri Paesi europei.
L’azione sindacale che le nostre organizzazioni sono intenzionate a condurre responsabilmente, ma con la massima determinazione, per dare più prestigio e dignità sotto il profilo normativo e retributivo al personale della scuola deve trovare riscontro in altrettanto chiare scelte di investimento, che da tempo rivendichiamo da parte del decisore politico.
L’approvazione della legge di bilancio per il 2026, così come di quella successiva, rappresentano, sotto questo aspetto, un importante banco di prova sulla volontà e la capacità di tradurre in fatti l’impegno, da tutti sempre dichiarato, di dare centralità al sistema di istruzione e formazione e al lavoro che ogni giorno vi si svolge.

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